Rockstar – dicembre 2000
Per il costruttore dei fiati degli Agricantus I’esordio da solista va respirato all’aria aperta.
Dopo il vento DIO creò la musica a fiato. Quindi arrivò il momento per generare Mario Crispi la sua vita sarebbe stata dedicala al canto senza voce dell’aria che attraversa i corpi solidi e suona. Mario Crispi non è solo il generatore dei fiati degli Agricantus, il combo italiano per eccellenza dotato di gusto per il racconto musicate dei sud del mondo è anche uno dei più espressivi suonatori di strumenti d’aria. Per costruire il suo primo disco da solista (che inaugura il catalogo della neo-etichetta Cous Cous ne ha messi insieme 11, originari di tutte le parti dei mondo. Si va dal ney persiano o turco alle launeddas sarde, alla zummara nord africana al duduk caucasico fino al didjeridoo australiano. E poiché non c’è tradizione senza I’innovazione non poteva mancare un supertecnologico Midi Wind Controller. Dove voleva andare Crispi sulle ali dei suoi Soffi? Come i Dead Can Dance ma quasi senza canto voleva continuare il lungo peregrinare intorno ai respiri musicali che provengono dal lontano mondo sonoro del passato per filtrarli attraverso la consapevolezza del mondo contemporaneo. E pare che ci sia riuscito.
Gianni Nicola Caracoglia
La voce del campo – 13/6/2000
SOFFI
L’incanto musicale di “Soffi”Ci sono musiche che “incantano”, nel vero senso del termine, conquistandoci già al primo
ascolto. Parla la voce della natura, delle cose,dei cicli immutabili della terra, il disco di Mario Crispi che prende l’evocativo titolo di “Soffi”, viaggi sonori attraverso i venti, che arricchisce il catalogo della Compagnia Nuove Indie, sempre più denso di proposte della cosiddetta “musica del mondo”. “La sonorità di questo CD – si legge nelle note introduttive al libretto – nascono da una ricerca sulla mescolanza di strumenti a fiato provenienti dai cinque continenti. Questi strumenti possiedono secoli di storia, di trasformazioni e di uso continuo attraverso tecniche esecutive tramandate per tradizione orale, e sono testimonianza di migrazioni umane reali e virtuali. Strumenti “a vento” quindi, e come i venti portatori di “altrove”. Attraverso le capacità di Mario Crispi; il suo lungo cammino che ha come palcoscenico il mondo, scopriamo infatti il Ney persiano e una lunga serie di strumenti a fiato, comprese le launeddas, che sono solo un altro passaggio, un altro segno per un disco delicato ed evocativo, di assoluta agilità, mai greve, pronto a farci comprendere la bellezza delle cose che ci stanno accanto, da sempre. Come raccontavano gli antichi padri, da una crepa si entra nel cuore delle cose, si ascolta il suono del mondo, magari cullati da quei racconti popolari riportati alla luce da antropologi attenti come Lombardi Satriani, dando voce e personalità ai venti come in Zàmmar (il libeccio), in Vientu ‘i rina (lo scirocco) per passare a Gasbah (monsone), l’abrego, e poi la brisa do mar, la bora e il ponente. Tutti brani dal largo respiro, quasi epici, eppure semplici e se vogliamo, orecchiabili al gusto del mondo di oggi. Un lavoro che non deve passare assolutamente inosservato, per far comprendere quale lavoro di ricerca e di assemblaggio c’è dietro una ricerca attraverso il suono del vento, quello che il mondo oggi ascolta sempre meno volentieri.
Ma. Bi.
L’isola che non c’era – Dicembre 2000
SOFFI – Mario Crispi
Non è certamente un lavoro di routine quello che presenta Mario Crispi membro degli Agricantus con i quali suona gli strumenti a flato ma indubbiamente il tema è particolarmente originale; l’interpretazione del suono e delle atmosfere, se così possiamo dire, di alcuni venti. Infatti sono proprio loro, dal maestrale al grecale, dallo
scirocco allo zefiro, i protagonisti di un album di non difficile ascolto ma, al contempo, da non prendere sotto gamba. Intanto il tema, che probabilmente non è mai stato proposto da altri musicisti in precedenza, non è di semplice assimilazione ed inoltre, trattandosi di sensazioni che, presumiamo, il musicista ha sentito di dovere di trasferire in note, tutto è alquanto soggettivo e suscettibile di critiche. Ma tant’è, vi sono cose molto poco opinabili e, quindi, vale la pena di ascoltare questo album senza pregiudizi di sorta ma con lo spirito del “ricercatore”. Altro dato da segnalare è l’utilizzo di strumenti atipici, conditi da un sistema elettronico di monitoraggio degli strumenti a fiato utilizzati denominato Midi wind controller. Ed è anche il confronto tra la modernità di questo sistema elettronico e gli strumenti della tradizione che sono stati utilizzati a rendere questo lavoro interessante. Qualche debolezza affiora in brani come Abrego oppure in Grecale e nel suo brano speculare Maestrale, in cui manca un po’ quel tocco in più clic ritroviamo, invece, in Ponente, dove vi sono delle rimembranze sonore del Battiato di “Sulle corde di Aries” e del primo album dei mai dimenticati Aktuala. Da segalare anche Scirocco, con la sua stordente melodia e Brisa do Mar, malinconico e trascinante al contempo, che vive nel dualismo come solo un’atmosfera latina sa fare. Un lavoro interessante che può fungere da motore per una ricerca sonora più approfondita ed efficace.
Rosario Pantaleo
La Repubblica – suppl. Musica n°230 del 7/9/2000
SOFFI
Co-fondatore degli Agricantus il flautista Mario Crispi ha voluto compiere un bel viaggio intorno al mondo realizzato sulle onde degli strumenti “a vento”. Il suo vuole essere un omaggio alle tradizioni di vari popoli espresso con flauti, zufoli, clarinetti, launeddas, didjeridoo, presi e costruiti in ogni parte del pianeta su diretta ispirazione degli originali; Un vero percorso sonoro suggerito dagli sconfinamenti possibili di venti di ogni continente. E proprio ai nomi del vento e delle brezze sono dedicati ognuno dei dieci brani del disco costruiti con certosina pazienza e mixati con grande inventiva. Quello che sulla carta potrebbe sembrare una pedissequa e noiosa lezione segli strumenti a fiato, risulta invece, e già dal primo ascolto, un geniale percorso migratorio che viaggia dalla Lapponia alla Sardegna, dall’Egitto all’Anatolia, dalle Ande all’Australia. Con la leggerezza di una brezza estiva e la semplicità naturale della respirazione. Soffi è un lavoro semplice e complesso insieme, non privo di magia e di vero spirito di globalizzazione.
Paolo De Bernardin
Il Quotidiano della Calabria – 26/7/2000
I Soffi di Crispi
Mario Crispi oltre ad essere uno dei motori cardini degli Agricantus, è da molti anni uno studioso delle sonorità e dei segreti tramandati dagli strumenti a fiato prodotti in ogni parte del mondo. In questo lavoro solista, opportunamente intitolato “Soffi”, il maestro siciliano rielabora i suoni che ogni strumento propone, amalgamandolo con la sensibilità elettronica che fa parte del suo bagaglio culturale. Il disco avvolge l’ascoltatore con melodie create dai soffi introdotti all’interno di strumenti tanto diversi fra loro come il
saliefløyte lappone, il didjeridoo australiano, il duduk armenro, le launeddas srade, il ney
persiano, l’arghoul egiziano. Su tutti questi suoni “esotici”, emerge la sensibilità del musicista siciliano che accompagna in un viaggio a ritroso nel tempo. Musica a 360° capace di scandire i ritmi di un tempo lontano solo in apparenza, vista la concreta attualità che traspare dal cd.
Eliseno Sposato
2000 RootsWorld
Mario Crispi Soffi
Generally when you say that someone’s full of hot air, it’s considered to be an insult. But on Mario Crispi’s new solo album Soffi (literally ‘puffs’ or “blows’ in English) it’s a positive boon. Especially when the hot air in question can be heard coursing through wind instruments from all over the world including the ney (Persian, Turkish and Arabian), the selijefloyte from Lapland, he North African zummara, the Sardinian launeddas, the Egyptian arghoul, the Balkan clarinet, the Andean antara and sikus, the Turkish duduk, the Sicilian marranzanu, and the Australian didjeridoo. But this is no dry academic exercise. Crispi, a co-founding member of the group Agricantus, literally breathes life into this project with stunning results. Far and away the best cut is “Vientu ‘I Rina” which in my bad Babelfish translation of the Italian liner notes comes out as “free inspiration from a song of miners of sulfur.” It is a wonderfully atmospheric mix of Persian Ney and full throated Sicilian vocals. “Gasbah” features a duet between didjeridoo and gasbah, a reed instrument used throughout rural Algeria, again with an old meets new approach that seems to span continents. It is ironic that a CD filled with such ancient instruments would sound so contemporary, or even futuristic. This is music from everywhere for anywhere, the perfect antidote to mass-market induced media fatigue on a cold rainy day.
Eric Iverson
Gli Amici della Musica.net – Nuove Musiche –
settembre 2001
I Flauti Magici di Mario Crispi
CONTIGNANO, Val d’Orcia (SI). Nel variegatoprogramma del VI Festival della Val d’Orcia, tra i vari appuntamenti musicali, uno in particolare ha attratto la nostra attenzione: Soffi – Viaggi sonori attraverso i venti. Ne era ideatore ed esecutore Mario Crispi, una delle anime del noto gruppo etno-fusion Agricantus, che da anni si dedica all’esplorazione e alla scoperta delle possibilità degli strumenti a fiato. È di qualche anno fa un suo studio molto interessante sugli strumenti della tradizione musicale sarda. E di strumenti Mario Crispi ne maneggia e ne suona in una quantità che nessuno immaginava.
Addirittura alcuni se li inventa di sana pianta, creandone di nuovi e insospettabili da tubi di
plastica (che siamo abituati a vedere quotidianamente come scarichi di lavandini o come condutture di gas o acqua!) oppure aggiungendo protesi a strumenti già esistenti e infondendogli vita col “soffio” primigenio. L’autore ha spiegato, tra un brano e l’altro, l’origine di alcuni strumenti e il suo modo di procedere nella composizione e nell’esecuzione: il soffio, il vento, è l’origine di tutto; anche la voce, quindi, viene considerata da Mario Crispi come facente parte dell’universo degli strumenti a fiato e l’uso “primitivo” ed evocativo che ne fa ci trasporta verso un mondo di suoni quanto mai suggestivo e inaspettato. Crispi fa tutto da solo: con un campionatore registra la base ritmica costituita da “soffi” in strumenti di vario tipo, da flauti di pan a flauti modificati con l’aggiunta di ance speciali, da lunghi strumenti etnici australiani, i didjeridoo, a tubi in pvc,
combinando ritmi e armonie in maniera originale; dopo questo rituale ricorrente inizia a comunicare col pubblico attraverso i timbri delle launeddas, delle bombarde, dei flauti iraniani, incantandolo con melodie virtuosistiche e carezzevoli, aspre, languide e violente, che vengono da una frequentazione del patrimonio sonoro del Mediterraneo,dell’Oriente, ma anche del Sudamerica, fusa con un’altra frequentazione, quella del jazz e del minimalismo, creando qualcosa di veramente mai sentito e originale. Le influenze dell’Arabia, dell’Africa, dell’Iran che si ritrovano nel canto del carrettiere siciliano permeano ogni brano del concerto, unico nel suo genere, offerto dall’interessante festival. Il pezzo dedicato allo scirocco, Ventu ‘i rrina (Vento di sabbia) era tra i più belli in programma ma notevoli erano anche Mari niuru (Mare nero), Sierra Guevara, Gasbah e Zamr. E la sensazione di essere stati ipnotizzati dal pifferaio della favola ci ha fatto sentire come i bambini che si entusiasmano davanti alla scoperta di un mondo diverso.
Leonardo Monteverdi
Giornale di Sicilia
Mario Crispi e i suoi «fiati»: soffi che sembrano uscire dall’anima antica del mondo
PALERMO.
(agu) Lo spettacolo «Soffi», che «Exil 84» ha presentato venerdì sera presso l’associazione culturale «Il crepuscolo» in via Cala a Palermo, esprime qualcosa di diverso dal puro resoconto etnico di suoni raccolti in ambiti molto differenti.
L’esecutore, Mario Crispi, é ricercatore e musicista di un gran numero di strumenti tradizionali: dal nay rumeno alle launeddas, dal flauto al khen, tutti a fiato. L’originalità della proposta consiste nell’ accoppiare, nel dialogo di sonorità così arcaiche con processori elettronici, registratori a varie traccie, tubi in PVC, in una serie di effetti sonori.
Ciò che Crispi ricava riesce a fondersi in un insieme compatto ed intrigante; sono cellule che si ripetono e si mescolano, voci di strada (le caratteristiche «abbanniate») che assumono una forte valenza ritmica, modulazioni insinuanti che propongono melodie. E quel che le rende interessanti é che i suoni sfuggono alla pura riproposta di carattere etnologico e a quella fortunata operazione commerciale che é risultata la «ambient music», tanto spessa preiva di creatività anche se eseguita in modo impeccabile.
“Soffi”, corredato anche da una serie di diapositive, assume la valenza di una performance di musica contemporanea, senza fredde pretese intellettualistiche, suscitando la sensazione di una ricerca che continua. Lo spettacolo si repli ca fino a domani.
Antonio Guida
Palermoinmusica
– Mario Crispi: un viaggio attraverso i venti –
di Fabio Ricotta
Per chi si è recato ai Candelai venerdì 11 gennaio non è stato il solito “Venerdì dei Candelai” con la musica un po’ dance e un po’ disco che solitamente si consuma tra un drink e una “ballata”. La musica c’è stata, ma è fuoriuscita direttamente dagli strumenti a fiato di Mario Crispi, pilastro portante nonché fondatore dei palermitani Agricantus. L’occasione è stata quella giusta per presentare il suo nuovo cd da solista “Soffi”, alla presenza di un pubblico numeroso quanto basta per queste serate musicali con la «m» maiuscola.
Tra strumenti a fiato (anche autocostruiti) e tecnologia rigorosamente digitale è cominciato il viaggio attraverso i venti di Mario Crispi, ovvero le canzoni che fanno parte del cd, ognuna delle quali è associata ad un vento: “Zammar” al Libeccio,”Mari niuru” alla Bora, “Mansur” al Grecale o come “Vientu ‘i rina” allo Scirocco. Il viaggio mentale è iniziato intorno alle 22,45 ed è andato via via scorrendo con una pacatezza che raramente si ha il piacere di assaporare. Un viaggio ad occhi chiusi s’intente, di quelli che genuinamente ti portano un po’ qui un po’ lì a spasso nella tua dimensione ideale: quella che ti vorresti ritagliare durante il giorno ma che non riesci nemmeno a disegnare.
I campionamenti in tempo reale l’hanno fatta da padrone per quasi tutto il concerto e il pubblico stava lì, esterefatto, ad ascoltare i mille timbri sonori prodotti dal “soffio” di Mario Crispi. La macchina e l’uomo. La consapevolezza. La ricerca dei suoni. Ecco quanto è emerso dal concerto. Ed il pubblico stava ancora lì, attento. La musica di Mario Crispi è stata per più di un’ora e mezza tra la gente, inoltrandosi negli angoli più remoti dell’ambiente. E quando tutto è stato pregno di creatività la quiete è ritornata a regnare. Quasi un’esperienza mistica più che un concerto. La serata, infine, ha continuato il suo solito percorso musicale del venerdì.
(12 gennaio 2002)
Giornale di Sicilia
Domenica 26 agosto 2001
«Viaggio sonoro» di Mario Crispi al teatro Pietrarosa
Concerto per flauto, vento e computer. Uno degli Agricantus stasera a Pollina
PALERMO. (lan) Arghul, scacciapensieri malese, didijeridu, duduk, flauto Böhm modificato, flauto dritto del Rajastan, sikus, launeddas, e si potrebhe continuare così almeno per tutto l’articolo. Sono soltanto alcuni degli strumenti a fiato con cui Mario Crispi – musicista palermitano tra i fondatori degli Agricantus – trascina l’ascoltatore nel suo “viaggio sonoro attraverso i venti”.
Con i suoi arnesi raccolti in mezzo mondo, esplorati in ogni loro capacità. uniti ai computer, Crispi li esibirà stasera a Pollina, al teatro Pietrarosa, nel concerto “Soffi”, titolo del suo ultimo cd, l’unico da solista, distribuito dalla Compagnia Nuove Indie.
Con gli Agricantus sara in concerto domani a Marina di Ragusa e mercoledì aI Teatro Antico di Taormina. Ma l’esperienza di «Soffi» é rigorosamente solistica, e non potrebbe essere diversamente. “L’idea di comporre una performance in chiave di one man band – spiega – nasce dall’esigenza di portare per mano l’ascoltatore nella dimensione solitaria dell’esploratore, che contiene fascino e insidie contemporaneamente, verso un divenire continuo di orizzonti e confini incessantemente attraversati”.
Un viaggio sonoro, tra flauti ancestrali e computer, che evoca mondi lontani e diversi, Mediterraneo e lndie, Nordafrica e Persia. Crispi, piuttosto che di strumenti a flato, preferisce parlare come dicono gli anglosassoni – di strumenti a vento,
«perche – dice – come i venti, sono portatori di altrove, di quell’altrove che si rivela grazie a viaggi verso radici ancestrali, verso luoghi lontani, sconosciuti ai sensi, ma non ai sentimenti. Memoria, sensazioni, emozioni, suscitate non soltanto con flauti antichi, ma anche con strumenti tecnologici come il JamMan, un processore elettronico che registra l’esecuzione del musicista in tempo reale e la restituisce immediatamente in ascolto e all’infinito, oppure il Dsp, il processore digitale che svolte il ruolo di creare echi cd effetti particolari. Moltiplicati dai computer, ripetuti, vari e affascinanti, i «Soffi di Mario Crispi sorprendono, trascinano, portano lontano. LAN.